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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/130

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7'2 LIBRO piena di partiti e di fazioni, c si rinnovarono i nomi de’ Ghibellini e de’ Guelfi. Allora fu che Francesco Filelfo gli scrisse la lettera, che ancora abbiamo, segnata a’ 13 di novembre del 1448 (l. 6, ep 48), in cui gli significa il dispiacere che sente in vederlo avvolto fra tante procelle, e lo avverte a cercar anzi la pace, che a fomentar le discordie. Ma il Lampugnano non seppe usare il sì opportuno consiglio, e il Simonetta descrive a lungo (l. c. p. 505) il reo frutto che egli ne trasse; perciocchè mandato da’ suoi nemici sotto pretesto di ambasciata all’imperador Federigo, appena fu giunto a Monza, che arrestato da que’ medesimi che gli erano stati dati a scorta, fu da essi decapitato. L’altro fu Rafaello Adorno, che dicesi parimente professore in Pavia, ma di cui non trovo memoria ne’ detti Atti, di cui il Panciroli (c. 99) rammenta la parte che ebbe ne’ tumulti di (Genova, quando costretto nel 1442 il doge Tommaso di Campofregoso a cedere il governo, ed eletto egli per uno de’ capi del popolo, ottenne l’anno seguente di essere innalzato alla digli ila di doge, ma poscia al principio dell’anno 1446 fu costretto egli stesso a deporre le insegne del principato, e a passare privatamente il restante della sua vita. Le quali cose si possono vedere più ampiamente narrate dal Giustiniani (Stor, di Gen. l. 5). Di lui fa onorevol menzione Lorenzo Valla (Invect. in Facium, l. 1), che dice di averlo conosciuto in Milano, e ne loda lo studio della giurisprudenza non meno, di cui era professore, che della eloquenza, di cui molto si dilettava: Raphaelis Adorni, tane