Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/136

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778 i;rro denaro da lungo tempo aspettato. Il Simonetta era allora in.Milano, come da altre lettere del Filelfo raccogliesi, e convien dire perciò, che Angelo per qualche motivo colà si recasse. Non sappiamo fin quando ei vivesse, ma non è punto probabile ciò che alcuni scrivono, ch’ei non morisse che nel 1469 Infatti in un altro catalogo de’ professori giuristi di Ferrara dell’an 1465 ne’ medesimi Atti ei non è nominato, Io poi non so onde il Panciroli abbia tratto ciò che racconta, cioè ch’egli si dilettasse sovente di sfidare i suoi scolari non già a disputare, ma a correre, e che in tal atto fosse talvolta sorpreso da Ercole d’Este, che fu poi duca di Ferrara. Cotai racconti atti a trattenere la curiosità de’ lettori son sempre sospetti; e converrebbe mostrarne la verità con qualche autorevole testimonianza. Il co. Mazzucchelli annovera con diligenza le molte opere legali che se ne hanno alle stampe; e le diverse edizioni che se ne son fatte, e di quella singolarmente de Maleficiis ci pruovan la stima in cui esse erano XVn. Molti de’ giureconsulti finor nominati ebbero il titolo di monarchi delle leggi, di dottori acutissimi, d’uomini incomparabili; elogi più facili ad ottenersi, che a meritarsi. Niuno però andò tant’innanzi nella stima degli uomini , e niuno ne riportò più onorevoli contrassegni, di Francesco Accolti, dal nome della patria detto comunemente Francesco Aretino. Ciò che Azzo era stato nel secolo XIII, e Bartolo nel seguente , egli fu in quello di cui scriviamo, cioè oracolo della giurisprudenza, innanzi a cui