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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/172

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814 li mio ipso, et usti comprobata Introductio. Ma il Fabricio, che ha veduta quest’opera, dice saggiamente (li ibi. med. et inf. Latin, t. 6, p. 58) ch’essa gli è sembrata sì oscura, che ama meglio di esser privo di quella rara memoria, che d’immergersi in tante triche. E veramente poco per lo più giovano cotali regole a chi non ha dalla natura quella felice disposizione che a ben usarne è necessaria. Pietro, che ne era liberalmente fornito, divenne con ciò l’oggetto di maraviglia a’ suoi tempi, e fra gli altri premj ne riportò onorevolissimi diplomi nel 1488 da Bonifacio marchese di Monferrato, e nel 1491 da Ercole I, duca di Ferrara, i quali da lui stesso furono pubblicati nel suddetto suo libro. XXVUL La singolare memoria non fu la sola dote per cui si rendette celebre Pietro. Ei fu ancora un dotto giureconsulto, e fu perciò chiamato a molte università. Egli stesso in un passo di non so qual opera, citato dal P. ab. Ginanni, dice: Bononiae, Papiae, Ferrariaeque legi; ma in quali anni ciò fosse, non abbiamo nè monumenti nè congetture a conoscerlo; e il Borsetti, che lo ai Ciò vera tra’ professori dell’università di Ferrara (Hist Gymn, ferrar. t. 2, p. 37, 40) non ci somministra su ciò alcun lume. E negli Atti dell’università di Pavia egli è nominato nell’indice de’ professori, ma non si spiega in qual anno. Lo stesso Pietro nel passo da me poc’anzi recato, ove parla della sua memoria, accenna di aver letto in Pistoia: Dum Pistorii legerem a Dominis Florentinis conductus; e all’opera stessa egli ha aggiunto un onorevol diploma, con cui l’anno 1480 i