Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/219

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SECONDO 861 di memoria, che pareva che recitasse collo scritto alle mani. Durò tre ore parlando in tal maniera , udito con universale silenzio, e poscia applaudito per modo, che, finita la disputa, fu accompagnato da gran moltitudine con cerei accesi quasi in trionfo fino alla propria casa. Gli scolari di quella università, che rimiravan Filippo come uom singolare, bramavano eh1 ei fosse dato per competitore al Soccini. Ma questi non volle; e si protestò che o egli, o il Decio sarebbon partiti da Pisa. Troppo spiaceva a’ Pisani il perdere o l’uno o l’altro di sì celebri professori, e studiaronsi perciò di conciliar le cose in tal modo, che il Decio facesse passaggio alla cattedra de’ Canoni, in cui dovea aver per competitore Felino Sandeo. E si credette che ciò fosse opera del Soccini, il quale sapendo che il Decio poco studio avea fatto ne’ Canoni, ne’ quali il Sandeo era dottissimo , sperava ch’egli avrebbe perduto non poco della gran fama di cui godeva. Ma la cosa andò troppo diversamente; perciocchè il maggiore e miglior numero degli scolari, abbandonato il Sandeo, corse alla scuola del Decio , il quale ancora ebbe occasion di trionfare del suo rivale, che da lui sfidato a disputa, dopo aver accettata la sfida, al dì prefisso mancò di parola; e poco appresso sdegnato partì improvvisamente da Pisa, e recatosi a Roma fu poi da Innocenzo VIII dichiarato auditore di Ruota. Sdegnaronsi perciò i Pisani contro Filippo, e benchè dovesse ancor leggere l’anno seguente, nel ruolo de’ professori ei fu ommesso. Strinse egli tosto un trattato col magistrato TlRABOSCHl, Voi. vili. l4