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SECONDO OlH). possesso della carica di senatore. Anzi il pericolo di vedersi di nuovo esposto al furor de’ nemici, lo costrinse a fuggire. Recatosi dunque a Firenze, fu invitato a Pisa, ove cominciò con incredibile applauso le sue lezioni. Il presidente del senato di Milano a nome del re scrisse allora a Filippo pressandolo a ritornare a Milano, colf offerta di 1000 annui scudi di oro detti del Sole, e della carica di senatore, e scrisse insieme a’ Fiorentini, perchè gli permettessero di partire. Ma i Fiorentini non volean privarsi di sì celebre professore, e gli negaron perciò la licenza di lasciar quelle scuole. Temeva Filippo d’incorrer lo sdegno del re di Francia; e perciò invitato dall’università d’Avignone a recarsi colà collo stipendio di 1000 scudi d oro, rispose accettando l’invito, a p.itto che il re dopo due mesi vi acconsentisse. Ma Francesco I fu allora inflessibile. I Veneziani poscia si fecero innanzi, e il chiesero per la loro università di Padova, e ne fecero istanza al re. Ma questi in quel frattempo avealo finalmente ceduto agli Avignonesi. Filippo però, essendo trascorso il tempo con essi fissato, non volle accettarne l’invito; e perciò i Fiorentini assicuratisi finalmente che il re di Francia non se ne sarebbe riputato offeso, trattennero Filippo in Pisa per altri sei anni. Così egli vi stette sino al 1523; e allor fu confermato per altri tre anni, a patto che in ciascuno de’ primi due anni avesse 1200 fiorini d’oro in oro, e nel terzo anno 1500. Qui finisce la vita del Decio scritta dal Boeza, il qual conchiude dicendo che Filippo nel 1523 contava 69 anni