Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/226

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868 LIBRO scudi. Amcndue questi Brevi si riferiscono dal Boeza. il Decio non credette allora di dover lasciare la Francia. Ma poco appresso, morto il re Luigi XII, non sapendo egli che potesse sperare da Francesco I, bramava di far ritorno in Italia. E opportunamente avvenne che l’università di Pisa bramosa di risorgere all’antica sua fama gli inviasse fino a Valenza, l’anno 1514? il suo cancelliere Giuliano da Vinci, pregandolo a fare ad essa ritorno. I patti erano che avrebbe di suo stipendio 800 fiorini; che avrebbe il primo luogo tra i professori, e senza competitore alcuno; che niuno altro professore potesse avere stipendio uguale, o maggior del suo , altrimenti gli si dovesser accrescere altri 200 fiorini; e che gli fosser pagati pel viaggio 100 fiorini oltre lo stipendio. Filippo accettò volentieri sì generose proferte; ma divolgatasene la nuova, i cittadini di Valenza si adoperaron per modo, che il re Francesco I scrisse a Filippo che avrebbegli fatta cosa assai grata col non partire. Il Decio non lasciò di usare ogni mezzo per ottenere il congedo, e recossi a tal fine innanzi al re stesso, da cui fu accolto benignamente. Ma altro non potè ottenerne , se non che, quando lo Stato di Milano tornasse in poter de’ Francesi, egli sarebbe stato chiamato professore a Pavia, e fatto insieme senator di Milano. Così avvenne l’anno seguente 1515, e Filippo venuto in Italia, cominciò la sua scuola in Pavia. Ma la guerra non permetteva a quella università di godere di quella pace che le era necessaria. I professori non eran pagati, e Filippo non potè mai entrare al