Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/244

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886 LIBRO pontefice Martino V la badia di Santa Maria di Maniagonella diocesi ili Messina del suo Ordine, la quale però non sembra che da lui fosse retta personalmente. Dallo stesso pontefice ei fu nominato referendario e auditor camerale, e da Eugenio IV sollevato poi alla sede arcivescovile or or mentovata. Ei fu innoltre carissimo ad Alfonso re d1 Aragona e di Sicilia, da cui fatto suo consigliere fu poscia inviato al concilio di Basilea.

V. Questo fu il teatro in cui Niccolò fece luminosa comparsa in ciò che appartiene alla profondità del sapere e alla destrezza nel maneggio degli affari, ma con qualche non leggiera taccia del suo buon nome. Era egli ivi, come si è detto, a nome del re Alfonso. Questi, secondo che l’opportunità richiedeva, mostravasi or favorevole, or contrario al pontefice Eugenio IV. E quindi ancor Niccolò secondo Niccolò fu nel 143a invitalo e fissalo da’ Fiorentini a leggere nel loro Studio, e che avendo i Veneziani fatte loro caldissime istanze, perchè ad essi il cedessero, essi se ne scusarono, ndducendone per motivo il bisogno clic avevano di un tant’uomo, e il concorso da ogni parte che faceva si a Firenze per ascoltarlo (Vii. Costn. Med t. a, p. 66). Se dunque, come una lezione da lui tenuta in Bologna , e citatn da monsig..Mansi, ci mostra, egli eia ivi nel detto anno 14^2, convien credere chp sulla fine dell’anno passasse a Firenze, ove probabilmente traltennesi sino al 14^4 *' cu’ *l» fatto arcivescovo. Lo stesso monsig. Fabroni ha ancor pubblicata *a lettera con cui nello stesso anno 14-3a i Fiorentini si scusarono dal cedere a’ bolognesi il medico Giovanni da Sermoneta da essi condotto per la loro università (ib. p. 67 ].