Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/285

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SECONDO Qaj P a-70. 953), ci vien dato per certo. Narra adunque il suddetto scrittore, che l’anno 1440 il cardinale venuto a Milano, usò di ogni sforzo per togliere da quella chiesa il rito Ambrosiano; che a tale fine essendo commendatario del monastero di S. Ambrogio, ne cacciò i monaci di S Benedetto che usavano di quel rito, e v’introdusse i Certosini; ma che il duca Filippo Maria Visconti gli costrinse ad uscirne , e vi rimise gli antichi monaci; che il cardinale ciò non ostante, tratto nelle sue parti il proposto della chiesa metropolitana di Santa Tecla , si fè da lui consegnare il libro della liturgia Ambrosiana, e nel solenne dì di Natale fece celebrar la Messa all’altare maggiore del tempio medesimo secondo il rito Romano; che i Milanesi di ciò sdegnati corsero al palazzo del cardinale, e minacciandogli il fuoco, il costrinsero a render loro quel libro; che questo tumulto ebbe fine nel dì dell’Epifania, e che il dì appresso partito segretamente il Cardinal da Milano, più non vi fece ritorno. Or in un tal fatto, di cui non veggo che alcuno abbia finora rivocata in dubbio la verità, a me sembra di scorgere tali difficoltà, che non mi permettono di rimirarlo qual certo. Io non veggio in qual tempo potesse il cardinale tentar tal cosa. Gli scrittori milanesi affermano che ciò avvenne alla fine del 1440 Ma noi abbiamo veduto ch’egli si trovò al! concilio generale in Firenze, e che indi non fece partenza che nell’ottobre del 1442. Direm noi che in questa sua venuta facesse egli questo attentato? Ma abbiam veduto che a’ 13 di dicembre egli era