Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/324

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9^6 LIBRO alla scuola, ed ivi a un1 alfollatissima moltitudine di scolari, gran parte de’ quali era talvolta costretta a star fuori all’aperto, spiegava con incredibile applauso gli autori latini, e talvolta insieme, come narra il Cortese, non potea contenersi dal lamentarsi de’ Romani che non avessero destinate a tal esercizio più ampie e più magnifiche stanze (l. c. p. 104). Il Zeno, dopo aver disputato intorno all’epoca della morte di Pomponio, conchiude, appoggiato all’autorità di un codice della Vaticana additatogli da monsignor Fontanini, ch’essa avvenne a’ 21 di maggio del 1497)Ma io,temo che in quel codice sia corso errore. L’elogio che il Ferno ne inviò a Jacopo Antiquario, fu scritto due giorni soli dacchè Pomponio fu morto. Esso è segnato agli 11 di giugno IIIIdus Junii del 1 {98, e ivi si dice che egli era morto in età di 70 anni la sera de’ 9: A hiatus est... V. Idus sub vesperam; e due lettere, con cui l’Antiquario da Milano risponde al Ferno, sono segnate la prima a’ 18, la seconda a’ 24 di luglio. I quali monumenti sembra che non ci lascino luogo a dubitare di questa epoca. Gianpierio Valeriano afferma (de infelic. Literat. l. 2, p. 87) el11 ei sul finir de’ suoi giorni fu ridotto a tale estremo di povertà, che gli convenne recarsi allo spedale, che ivi finir di vivere sì privo d’ogni cosa, che non avrebbe avuto l’onor del sepolcro , se gli amici non se ne fossero preso il pensiero. Di ciò nulla dicono nè il Sabellico , nè il Ferno. Anzi questi racconta ch’ei lasciò suo erede un certo Mattia da lui prediletto tra’ suoi scolari j la qual eredità però si ridusse a