Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/334

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97^ LIBRO per se medesima rovinosa. Non v’ ha al presente uomo mediocremente versato ne’ primi elementi della letteratura, che non si rida degli storici dall’Annio pubblicati, e del loro comentatore. E io stimerei di gittare inutilmente il tempo nel recar prove di ciò, di che non può dubitare se non chi è incapace di esser convinto. Si può disputar solamente se Giovanni Annio debba aversi in conto di impostore, ovvero debba sol credersi troppo semplice ed ingannato. Molti gli dan la taccia di aver arditamente supposta ogni cosa; anzi aggiungono che era questa una frode di cui spesso egli usava, nascondendo sotterra statue, bronzi e altri recenti lavori, e disotterrandoli poi, e spacciandoli come venerandi avanzi d’antichità. Tale accusa però io non veggo che sia abbastanza fondata sulla testimonianza di scrittori degni di fede, e seguo perciò volentieri il sentimento del ch. Apostolo Zeno , il quale (Diss. voss. t. 2 , p. 188, ec.) crede che l’Annio si lasciasse troppo facilmente ingannare da qualche impostore; e a provarlo reca fra le altre cose la testimonianza del dotto P. le Quien domenicano, il quale afferma che nella biblioteca Colbertina trovavasi un codice di oltre a due secoli anteriore all’Annio, in cui erano inserite le finte Storie di Beroso, di Megastene, e d’altri. È degno d’esser letto ciò che il suddetto Zeno va disputando sopra questo argomento, ove si troveranno raccolte molte notizie intorno a’ difensori e agli oppugnatori di questo scrittore , e intorno alle diverse.opinioni che molti hanno in ciò sostenuto; nè fa d7 uopo