Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/349

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TERZO 991 le anime nostre fossero quegli Angioli che nella ribellione contro il lor Creatore si rimaser neutrali , furon cagione che questo poema venisse solennemente dannato. Alcuni giunsero a dire che insiem col libro ne fosse dato alle fiamme l’autore; ma l’insussistenza di questa opinione si mostra ad evidenza dal Zeno che assai lungamente di ciò discorre, a cui io rimetto chi brami di essere in ciò più minutamente istruito. Si può ancora vedere ciò che eruditamente su questo argomento ha raccolto il padre Giuseppe Richa della Compagnia di Gesù nelle sue Notizie storiche delle Chiese fiorentine (t. 1 , p. 153, ec. (*)•

XX. La Cronaca di Matteo Palmieri fu continuata da un altro dello stesso cognome e di somigliante nome, benchè di diversa famiglia e di altra patria, cioè da Mattia Palmieri pisano, il qual la condusse fino a tutto il 1482.. Questa continuazione suol andare congiunta alla Cronaca di Matteo. Dell’autor di essa sappiamo assai poco, e solo ne abbiamo onorevol menzione nel Diario di Jacopo Volterrano, ove se ne narra la morte accaduta a’ 21 di settembre del 1483, ed egli è detto segretario apostolico, uom dabbene e incorrotto , e dotto nella lingua greca e nella latina (Script. rer. ital. vol. 23, p. 189). Apostolo Zeno ne riporta l’iscrizion (*) Della Città di Vita di Matteo Palmieri, nn codice del qual poema conservasi nella Luurerniaria , ci ha dato di Iresco un diligente ed esatto ragguaglio nel Catalogo di essa il sig. can. Bandini, il quale ne ha ancor pubblicali parecchi tratti (Codd. italic. p. ec.).