Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/353

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TERZO 995 la modestia, per la continenza somigliante ad uom religioso, e venerato perciò sommamente da tutti quegli scolari. Niuno innanzi a lui era ardito di proferir parola indecente, o sconciai tanta era la stima in cui tutti ne aveano la probità e C innocenza.... Attese poscia con più impegno allo stadio dell* amena letteratura, cui però non avea prima negletto , e esercitossi con diligenza nello scrivere in versi non men che in prosa. Da Siena passò Enea a Milano; e abbiamo F epoca e il motivo di questo viaggio in una lettera che Francesco Filelfo scrisse in questa occasion da Firenze a Niccolò Arcimboldi giureconsulto milanese a’ 5 di novembre del 1431: Quegli, gli scrive egli (l.2, ep. 8), che ti consegnerà questa mia , è un giovane sanese , di nome Enea Silvio, nato di onorata famiglia, e a me carissimo, non solo perché i ho avuto per due anni a scolaro , ma ancora perchè alti eccellenza dell’ingegno e alf eleganza del ragionare ei congiunge, onesti e politici costumi. Mosso dal desiderio di veder Milano, viene costà. Io dunque a te il raccomando, quanto più posso. Qualunque servigio che tu a lui presterai, io lo crederò prestato a me stesso. Si vanta qui il Filelfo di essere stato maestro di Enea Silvio j anzi altrove aggiunge (l. 26, ep. ad Leodris. Cribell.) che essendo questi allora poco agiato di beni della fortuna, egli si adoperò perchè un certo Lodovico cavalier siciliano, che abitava in Firenze, prendendoselo in casa, gli desse mezzo con ciò di continuare più facilmente i suoi studj. Ma dovremo vedere altrove che alcuni contrastarono,