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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/372

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1014 libro condotte da Engeramo di Coucy l’anno 1384 unite a’ Fuorusciti d’Arezzo, e entrate in quella città, la riempirono di confusione e di strage. Lo stesso Leonardo racconta (De temporib), suis, p. 9), ed. Lugd 1539) che in quell’occasione suo padre insieme con Giovanni vescovo di Arezzo e con altri ragguardevoli cittadini fu condotto al castello di Pietramala, e stretto in carcere; e di se medesimo narra che fu condotto prigione nel castel di Quarana, e, per riguardo alla sua età fanciullesca, chiuso in una camera appartata ed onesta, ove avendo trovato un ritratto del Petrarca, egli tenendo continuamente ad esso rivolti gli occhi, sentivasi accendere gran desiderio d’imitarne gli studj. Fin quando stesse ivi rinchiuso Leonardo, egli noi dice, nè altronde il sappiamo. È certo solo ch’ei recossi qualche tempo appresso a Firenze, e che ivi continuò gli studj già cominciati in Arezzo. Udiamo da lui medesimo ciò che di essi ci narra all’occasione della venuta a Firenze di Manuello Grisolora: Io attendeva atlora, dice egli (l. cit. p. 14 » cc.), al Diritto civile, non però trascurando gli altri generi di letteratura; perciocchè e io era naturalmente inclinato alle scienze, e avea coltivata diligentemente la rettorica e la dialettica. Quindi, poichè fu giunto il Grisolora, io fui lungamente dubbioso, parendomi per V una parte di non dover abbandonare le leggi, e per l’altra , che fosse gran danno il lasciar sì bella occasione if apprendere la lingua greca. Poscia dopo aver esposti i motivi che l’inclinavano al nuovo studio, prosiegue: Vinto all’ultimo da queste ragioni,