Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/377

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I TERZO 1 O1Q camaldolese (l. 8, ep. i(i), e un’altra del medesimo Poggio (post Pogg. l. de Variet. Fortun, p. i(5i)? ci mostra che in fatti essi si riunirono. Egli era per altro ugualmente facile a concepire che a deporre lo sdegno; e una bella pruova ne abbiam nel fatto che narrasi da Naldo Naldi nella Vita di Giannozzo Manetti, eh1 io recherò qui tradotto nella volgar nostra lingua , perchè ad amendue questi celebri uomini ugualmente onorevole. Ei racconta adunque (Script. rer. ital. vol 20, p. 523, ec.) che in una pubblica disputa filosofica che si tenne in Firenze, in cui ebbe parte ancor Leonardo già cancelliere della Repubblica, essendosi Giannozzo distinto per modo, che tutti gli astanti nel lodarono altamente, Leonardo sdegnossi che (quegli avesse il primo luògo d onore, e profferì contro di lui parole ingiuriose. Risposegli Giannozzo con tale piacevolezza, che Leonado ne arrossì, e si dolse della sua imprudenza. Finita la disputa, e tornati tutti alle loro case, Leonardo si fece a pensare tra sè medesimo quanto male ei si fosse portato riguardo a Giannozzo. Quindi appena fu giorno, senza riguardo alla sua dignità, andossene a lui. Egli, poichè vide venire alla sua casa un uomo di autorità e di fama sì grande, disse che si stupiva che un tale uomo, qual era Leonardo, fosse venuto a trovarlo, mentre ben conveniva ch’egli minor d età gli rendesse questo uffizio. Ma Leonardo gli ingiunse senz’altro di venir seco, perchè avea a parlargli segretamente. Poichè giunsero alle sponde dell Arno, che passa per mezzo alla cittàj Leonardo voltosi a Giannozzo, ieri,