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soldati di Niccolò Piccinino. Egli stesso lo accenna nel dialogo poc’anzi citalo, dicendo di esser di fresco liscilo dalle mani de ladroni, e più chiara menzione ne abbiamo in una lettera da Ambrogio camaldolese scritta per ottenerne la liberlà (l. 5, cp. io). Fino al 1435 visse celibe e in abito cnericale, benché non molto provveduto di beni di Chiesa. Avea nondimeno avuti tre figli, come ci mostra una lettera da lui scritta su questo argomento al Cardinal Cesarmi (Post. I. de variai. Fort. p. 207). Giunto dunque all’età di cinquantacinque anni, determinossi a prender moglie, e si unì con Selvaggia di Ghino Manenti de’ Buondelmonti fanciulla di soli diciolto anni, da cui ebbe 600 fiorini in dote. E in questa occasione egli scrisse un dialogo che non è stato mai pubblicato, e di cui avea copia Apostolo Zeno, nel quale esamina se a un uom provetto convenga il menar moglie. La corte romana non fu per Poggio così feconda di ricchezze e di onori, con11 ei lusingavasi. Egli stesso se ne duole sovente, e singolarmente in una orazione da lui recitata innanzi al pontefice Niccolò V assai chiaramente gli dice: Sani jam veteranus in Curia a’ 20 di aprile del 1455 , nel qual giorno Callisto fu eletto pontefice; e in quell’impiego egli era ancora l’anno seguente a’ 26 di giugno. Quindi non solo bisogna differire la partenza da Roma del Poggio all’an 1453, come io avea osservato nelle Giunte alla prima edizione; ma anche almeno fino al 1456. Alcune altre notizie intorno alle commissioni a Poggio affidate , e ad altre circostanze della vita di esso si posson vedere presso il suddetto scrittore.