Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/440

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  • «82 LIBRO

se Leodrisio fu esiliato dalla sua patria, non è maraviglia che di lui più non si trovi menzione ne’ monumenti di essa dopo il 1463; eh* egli costretto dalla necessità accettasse il posto di abbreviatore, benchè inferiore a quelli che avea prima occupati, e che il Filelfo non temesse di offender lo Sforza, nel caricare di villanie il suo avversario. Quanto poi al diverso carattere del Crivelli, che ci fa il Filelfo, da quello ch’esser doveva in un uomo onorato di sì cospicui impieghi, la maldicenza di quello scrittore,.e l’insigne impudenza da lui usata più volte, ci può far dubitare ch’egli abbia o finte in gran parte, o esagerate almeno non poco le cose che gli oppone. In fatti Giovanni Sitone di Scozia, uomo nella genealogia milanese versato quant’altri mai, afferma, come osserva il medesimo Sassi, di non aver trovata menzione che di un sol Leodrisio Crivelli in tutte le carte di questo secolo, e un sol Leodrisio parimente si rammenta dal Fazio, che ne loda assai l’eloquenza, e ne accenna la Storia di Francesco Sforza De Viris ill. p. 15). Quindi, finchè non si producano più validi raoa1 27 di febbraio del 14^9i con cui ne accompagna un altro pel duca di Milano; e un altro ne ha ancora allo stesso duca scritto da Mantova a’ 7 di luglio , in cui dice: Vvnil ad nos dilectus filius Loysius Cribellus (che sembra lo stesso che Leodrisio) civis luus Medio- , lancmis, quem consuetudine nostra Libenler nudivimut aìque audimus; e siegue dicendo che il Crivelli aveagli presentato un suo opuscolo, e che come egli era pien di ossequio pel duca, così e per ciò e per la sua virtù meritava di esser da lui amato e favorito.