Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/50

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692 li uno giova rinnovar la memoria. Continmremo perciò ragionando di alcuni altri citi ne sono singolarmente degni, e terremo tjtell’ordine che ci parrà più opportuno all’idea di questa Storia. Non \ ebbe lorse tra1 prìncip di questo secolo, chi tanto credesse a1 medici,pianto Filippo Visconti duca di Milano. Pier Gndido Decembrio, che ne ha scritta la Vita ci narra il capriccioso contegno che con essi teneva Script, rer. ital. vol. 20, p. 1011).Ne voleva sempre alcuni al suo fianco, o si a si desse alla mensa, o stesse nelle sue camere, o uscisse alla caccia, acciocchè gli dessero gli opportuni consigli. Ed ei gli udiva, ma in modo che non distoglievasi punto da ciò che avea determinato di fare; e se essi instavano con fermezza, li cacciava di corte. Che se talvolta sentiva qualche piccol dolore, chiamavali tosto in fretta per saper da essi che fosse. Nomina acora il l)ecemhrio que’ che gli furon più cari Essi sono Matteo Vitoduno, che fu poi da lui fatto suo consigliero, Stefano Spalla, Gianfrancesco Baldi, Giuseppe Castelnovate, celebre, dice quest’autore autore, il suo ardire, Luchino Bellogio e Filippo Pelliccione; niun dei quali però è.famoso per opere in questa scienza date alla luce. Il Pelliccione qui nominato è forse quel Filippo da Bologna, di cui parla ne’ suoi Comentarj Pio II, dicendo di se medesimo, che essendo caduto infermo in Milano, il duca mandavjogni giorno quel medico a visitarlo, e eh’eglfu poi medico ancora di Niccolò V (Comment l. 1) (a). (a) Quel Filippo Pelliccione ossia Filippo da Bologna