Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/501

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TERZO 1 |^3 il 13jjo da quel Bandino che abbiamo altrove nominato tra’ professori di gramatica (t.5, p. 580), passò a Bologna, ove fu professor di eloquenza, e di là recatosi a Padova, vi conobbe il Petrarca negli ultimi giorni in cui visse, e comunicatagli l’idea della sua opera già da lui cominciata, e lettagliene ancor qualche parte , fu da lui esortato a continuarla e a finirla. Tornato a Bologna, continuò la sua opera insieme e la sua scuola fino al 1.4 • 3, se crediamo all’Alidosi, che lo dice Domenico Accolti D’Arezzo professore di gramatica e di rettorica dal 1378 fino al detto anno (Dott. forest, p. 19). Par nondimeno eh’ei ritornasse per qualche tempo ad Arezzo; perciocchè, come pruova il Mehus, occupata a’ 18 di novembre del 1381 quella città dalle truppe del co. Alberigo da Barbiano, gli furono involati i libri che già avea composti, e non potè riaverne che parte. Convennegli dunque rifare ciò che avea smarrito, e in questo faticoso lavoro continuò fino al 1412 circa il qual tempo esso fu da lui pubblicato, nè par ch’egli sopravvivesse di molto. Questa grand’opera non è mai stata data alle stampe; e ora sarebbe inutile il pubblicarla intera, ma ben potrebb’essere vantaggioso il darne alla luce alcuni estratti. E così infatti afferma l’ab. Mehus che si pensava di fare; ma finora non si è eseguito. Solo alcuni frammenti ne ha pubblicati lo stesso Mehus nella Vita di Ambrogio camaldolese, e nella prefazione ad essa premessa, e alcuni elogi de’ professori dell’università di Bologna ne ha pur pubblicati l’eruditissimo P. ab. Sarti (De cl.