Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/558

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1200 LIBRO abbiamo veduto altrove, ne partì Giovanni Argiropulo (*). xvia Grandi cose ci narra il Giovio (in Elog.) delle contese che furono tra’ ’l Poliziano, professore esso ancora di lingua greca, e Demetrio e il Menckenio assai lungamente si è trattenuto (yita Poli ti ani, p. 65) in esaminare i diversi racconti che dopo il Giovio di ciò ci han dato il Boissard, il Varillas, il Bullard, il Bayle e altri moderni scrittorij fatica , a mio parere, del tutto inutile. Cotali autori sentano come lor piace; che la loro autorità non mi muove, se non la veggo appoggiata ad autorevoli pruove. E il Giovio ancora non è scrittore così accreditato, che basti egli solo a persuaderci. Di tali gare io non trovo menzione negli scrittori di que’ tempi-, anzi una pittura fatta a que’ tempi e rammentata dal ch. canonico Bandini (Specimen Literat. florent. t. 2, p. 34), in cui si veggono il Ficino, il Landino, il Poliziano e Demetrio trattenersi in amichevole conversazione, sembra indicarci che essi fossero tra loro amici. Checchè sia di ciò, il Calcondila, lasciata Firenze, passò a Milano (’*); e (*) Da Perugia dovette il Calcondila passare a Padova, ove il Facciolati ci assicura (Fasii Gymn. pnt. pars 1, p. 55) ch’ei fu condotto nell’anno 14^3 collo stipendio di quaranta fiorini; e che ivi era ancora nel 14%), raa che poscia non gli pineendo il costume che ogni anno si sottoponessero i professori alla ballottazione, se n’andò. Anche il Lascari nel passo più sopra recato afferma che Calcondila insegnò in Padova. (•*) Il Calcondila era in Milano fino da* 4 di maggia