Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/70

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7*3 LIBRO p. 191, ec.); Antonio Benivieni fiorentino e autore d’un’opera De abditis nonnullis ac mirandis morborum et sanationum causis (V. Mazzucch. l. cit. t. 2, par. 2, p. 856, ec.); Antonio Cittadini da Faenza ,• detto comunemente Antonio da Faenza, che tradusse in versi gli Aforismi d’Ippocrate, e di cui già abbiam parlato nel capo precedente. Ai quali potremmo aggiugnere non pochi altri, se volessimo fare una lunga serie di medici valorosi, o almeno creduti tali. Ma noi paghi di aver dato questo qualchessiasi saggio della copia che allor ne ebbe l’Italia, passiamo a ragionare alquanto più stesamente di due che per le loro fatiche, e pe’ frutti che ci hanno lasciato del loro ingegno, meritano di non essere cogli altri confusamente annoverati, cioè di Alessandro Achillini e di Niccolò Leoniceno.

XVIII. L’AchilLini potrebbe forse a ragione esigere di essere rammentato insiem co’ filosofi, perciocchè più assai di filosofia egli ha scritto, che di medicina. Ma ei sarà pago che noi dimentichiamo le sue opere filosofiche, nelle quali non troviam cosa che ora ci possa essere di qualche vantaggio, e che ne ricordiam con lode le mediche, nelle quali ci ha egli lasciata qualche pregevole discoperta. Il conte Mazzucchelli ci ha dato intorno a questo scrittore un esatto articolo (Scritt. ital. Lì, p. 101, ec.), da cui io sceglierò accennando in breve ciò di clic egli reca opportuni argomenti, e aggiungerò solo qualche cosa da lui non toccata. Alessandro figliuol di Claudio Achillini nato in Bologna a’ 29 di ottobre nel 1463 fece dapprima i suoi