Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/80

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7^2 LlllRO emori vellem... sed erit (ut spero) ut reliquum jam ingravescentis aetatis meae vobiscum traducami e insieme accenna di essere stato altra volta in Firenze: Magnifico Petro tuo, in cujus olim pueri, dum Florentia essem, me gratiam insinuasti... me plurimum commendabis. Il viaggio del Leoniceno a Firenze qui mentovato dovette essere quel medesimo di cui parla Giovanni Pico in una lettera a lui scritta dalla Mirandola nel luglio del 1482 (Op. p. 363, ed. Basil. 1572), nella quale si duole che avendoli inviata un’altra lettera a Firenze, il corriere l’avesse trovato di già partito , e gli manda questa a Bologna, ove sa lui essere allora , e lo invita insieme a venirsene per alcuni giorni alla Mirandola. Avendo poi il Leoniceno mandato al Poliziano il suo libro sugli errori di Plinio e degli altri medici, questi gli scrisse lodando al sommo lo scoprir di’ ei faceva i falli d’Avicenna e degli altri medici più recenti 5 ma quanto a Plinio ei dichiarossi sinceramente di diverso parere, e fra gli altri il difese in un passo da Niccolò criticato (l. cit ep. 6). Questi con altra lettera bella ugualmente e rispettosa rispose al Poliziano, e dopo avere esaltato con somme lodi lui non meno che Lorenzo de’ Medici, entrato nella causa recò nuovi argomenti a provare l’error di Plinio (ib. ep. 7); nè tra essi andò più oltre cotal contesa. A me non appartiene il decidere se il Leoniceno sia sempre stato felice nel rilevare gli errori di Plinio. Questi certamente non ne è esente; ma quando il Leoniceno scriveva, la storia naturale non era ancora sì nota, che si potesse in