Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/94

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^36 LIBRO Capo IV. Giurisprudenza civile.

I. Benché il favore e la munificenza de’ principi sembrasse nel secolo di cui scriviamo, sopra ogni cosa rivolta a fomentare gli studj dell’amena letteratura , e quello singolarmente delle lingue greca e latina, e a togliere dalla lunga dimenticanza le opere di tanti antichi scrittori che appena erano conosciute di nome, la giurisprudenza ncn di meno continuò ad avere nelle scuole il primato, e signoreggiar maestosamente sopra tutte le scienz.e. 1 titoli più luminosi e le più onorevoli distinzioni a niuno venivano più liberalmente accordate che a’' dotti giureconsulti, e quella università a cui venisse fatto di avere tra’ suoi professori alcuno de’ più rinomati, ne andava superba non altrimente che di un solenne trionfo riportato sopra i nemici. Per essi erano i più lauti stipendj, e dalla cattedra essi erano più volte e che nel 15o4 assistette in Genova alla morte del march. Lodovico li, e che sia torse ancora quello stesso M. Batista da Genova che leggeva medicina in Ferrara nel 141*9, e CV ’** quell’anno fu ivi creato cavaliere dall’impcrador Federigo III. Osservando poscia l’epoche della vita del Batista, ne inferisce assai giustamente che non già egli da Giovanni de5 Romani, ma questi da lui apprendesse il metodo di cavare la pietra; c reca anzi un documento in cui si nomina Giovanni scolaro di Batista in Saluzzo. Finalmente dal veder Giovanni studiare in Suluzzo, ei ne trae un7 ultra congettura t che questi fosse uatio della stessa città.