Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/113

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TERZO 13*7 su tutti i componimenti drammatici in lingua italiana che in questo secolo vennero a luce. Parlo dell'Orfeo di Angiolo Poliziano, che dal Quadrio viene annoverato tra le favole pastorali (t. 5, p. 3c)7>. E in fatti i pastori e le Driadi che vi s introducono, possono meritargli tal nome. Nondimeno l’argomento grave e patetico di questa azione può ancora in certo modo ottenerle il titolo di tragedia. E i cori che vi sono inseriti, ci offrono qualche rassomiglianza cogli antichi tragici greci e latini. Ch essa fosse rappresentata in Mantova, e che ivi nel solo spazio di due giorni il Poliziano la componesse ad istanza del card Francesco Gonzaga, è certissimo. Alessandro Sarti, che l’an 1494 ne fece fare in Bologna la prima edizione, nella dedica ad Antonio Galeazzo Bentivoglio protonotario apostolico e arcidiacono di Bologna dice: la festa di Orpheo, quale già comma potrebbe anche indicar solo, eh’egli avesse presso di se quelle Commedie da lui tradotte. Un'ultra bello testimonianza in lode delle rappresentazioni teatrali della corte di Ferrara ubbiatuo in una lettera originale di D. Girolamo Reraldi priore del monastero di Nonantola. ai Ioni dell’ Ordine di S. Benedetto, scritta al duca Ercole I a’ 23 di ottobre del i5o3, che conservasi nello stesso ducale archivio, in cui gli dice che avendo trovate in una cella di quel monastero certe rappresentazioni a stampa. le. quali si roteano recitare a Fiorenza, ha consigliato ad inviargliele a Ferrara, non perchè impari da’ Fiorentini de ordinare et fare rappresrntatione, ma più presto acciocché- quella veda, quanta d'fferenlia è da le cose de V. S. e le loro, li quali tra le rose devote mischiano buffonerie, come in quello vederà V■ S.