Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/144

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l358# LIBRO biltà del sangue e allo splendor delle cariche congiunse l’ornamento della letteratura, e lasciò ai’ posteri felici pruove del suo sapere. Ei fu amicissimo di Battista Guarino, fra le cui Poesie abbiam tre elegie a lui indirizzate (Carm. p. 26, 28, 85), che mostran non meno il lor vicendevole affetto, che la stima in cui il Guarino avea l’ingegno di Tito. Il Filelfo ancora, di cui abbiamo due lettere scritte a Niccolò fratello di Tiro (l. 11, ep. 8, 20), dà al secondo il titolo di eloquentissimo. Egli è per ultimo annoverato tra i migliori poeti di quell’età dal Giraldi (Op. t. 2, p. 535), benchè questi aggiunga, e non senza ragione, ch’ ei fu poi superato da Ercole suo figliuolo. X. Ecco l’elogio che fa di Tito e di Ercole questo scrittore: Nè picciola, lode nel poetare hanno ottenuto i due nostri concittadini, Tito Strozzi ed Ercole di lui figliuolo, e, per quanto a me sembra, assai più colto del padre. Amendue furono illustri e per la nobiltà della loro famiglia, e per la dignità di giudici, e per l’eleganza del poetare. Ma se le insidie, per non dire la crudeltà, de’ sicarj avesser conceduta ad Ercole più lunga vita, egli ci avrebbe date cose molto migliori che quelle di suo padre: perciocchè in lui scorgevasi ingegno e saggio discernimento, benchè talvolta le pubbliche cure lo distogliessero dagli studj. Molte poesie ci han lasciate amendue, alcune delle quali sono state pubblicate da Aldo, e leggonsi con piacere. Evvi ancora la li orse ide di Tito, ch’ egli scrisse, ma non divolgò), in lode del duca Borso. Assai più magnifico è l’elogio che di Ercole