Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/148

Da Wikisource.

i36a LIBRO più felice verseggiatore nella lingua latina che nella italiana. Lodovico Carbone scolaro di Teodoro Gaza è annoverato dal Giraldi (l. cit. fj. 5~6) tra’poeti ch ebber nome a’tempi di Leonello e di Borsa; e da lui vien detto autore di molti componimenti in prosa e in verso scritti con uno stile fiorito ma umile. Il Borsetti lo registra tra i professori dell’ università di Ferrara (Hyst. Gymn. ferr. t. 2,p. 38, ec.), e accenna il decreto con cui l’anno x456 ci fu destinato a tener pubblica scuola di’ eloquentia e di poesia. In fatti abbiamo negli Atti di questa Computisteria di Ferrara un decreto del duca Borso del 1458, in cui si afferma che gli erano state assegnate 100 annue lire di stipendio, e si determina ch’esse sieno a proporzione detratte dagli stipendj degli altri professori. Aggiugne il Borsetti, che nel 1465 il Carbone passò a Bologna, e che di là fece ritorno a Ferrara, ma non dice in qual anno. Noi peróne abbiamo l’epoca in un altro decreto del medesimo duca Borso del dicembre del 1466, in cui si accordano certe esenzioni a favore Clarissimi Oratoris et eximii Artium Doctoris D. Magistri Ludovici Carboni redeuntis ex Bononia ad Studim Ferrariae. Egli morì, come affermasi dal Giraldi, l’anno 1482. Tito Vespasiano Strozzi lo esalta con somme lodi in un epigramma a lui indirizzato, in cui fra le altre cose gli dice: Doctus es, et culti placido sermonis ab ore Dulcior (Hyblaeo copia melle fluit. Nec minus Orator, quam vates optimus, idem Nunc patriae linguam tradis utramque tu.te: