Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/151

Da Wikisource.

TERZO,365 pure ci son rimaste non poche poesie. Altro nome non gli vien comunemente dato che quel di Tribraco modenese; ma in alcuni luoghi gli si aggiugne il prenome di Gasparo; il che vedesi singolarmente ne’ versi di Bartolommeo Paganelli, altro poeta modenese, di cui diremo tra poco. Ei tenne per qualche tempo scuola in Modena, ed ivi ebbe fra gli altri a suo scolaro il celebre Antonio Urceo, come narra il Bianchini nella Vita del medesimo Urceo, di cui altrove ragioneremo. Il suddetto Paganelli in una sua elegia (l. 3, el. 5) descrive il luogo ove abitava Tribraco in Modena, dicendo a’ suoi versi, che quando sien giunti in città alla piazza ove è la statua detta della Bonissima, volgan verso levante; e quindi entrando nella contrada, che pochi passi appresso si apre alla destra, si avanzino circa venti passi, e ivi troveran la casa di Tribraco, di cui fa un magnifico elogio: Bis denis Tribrachi non distat passibus illinc Sedes Castaliis pervia numinibus. Alta patet; triplices illustrant limina valvae: Huc vatum omne frequens itque reditque genus. Quam bene cum noris sacros ingressa penates, Haec vati referas nomina pauca meo: Tribrache Gorgenei cultor studiose liquoris, Tribrache Pierii spesque decusque chori, Tam bene cui rerum causae, coelique meatus, Cui terrae tractus, cui patet unda mai is, Quem veteres ullo non vincunt numine vates, Seu mater Musa est, seu ait Apollo parens, Cui tres Dircaei concedunt, laude poetae, Alcaeus pariter, Moeoniusque senex, Qui facis haec priscis non cedat vatibus actas, Seu Latium, sive hos Graecia prima tulit, et.