Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/152

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i3G6 libro Da Modena passò poscia a Ferrara, ove era fin dal 1461, e ove provò più volte la munificenza e la liberalità del duca Borso, come veggiamo da’ monumenti che si conservan nei’ più volte citati Atti della Computisteria di Ferrara. In un decreto del detto duca de' 3 di ottobre del 1461 si ordina che si paghino dieci lire di marchesini Litterato viro Tribracho Matinensi... in subsidium eundi Venetias, et inde in Graeciam pro litteris Graecis perdiscendis. Ma questo viaggio in Grecia non par che seguisse; perciocchè abbiamo un altro decreto del medesimo Borso del gennaio del 1462, con cui comanda che si paghino cento lire doctissimo et litteratissimo viro Tribraco Mutinensi... in praemium virtutis et doctrinae suae. E in un altro de’ 4 gennaio del 1463 ordina che si diano due forini d’oro eruditissimo viro Tribracho Mutinensi... pro expensis faciendis per eum pro eundo Mutinam et inde redeundo. Anzi veggiamo ch’egli aveva ivi un fisso stipendio; perciocchè in un altro decreto de’ 22 di dicembre del 1467 ordina il duca stesso che si dia Tribracho Mutinensi viro egregio et erudito suam pagam Novembris proxime elapsi. Il lungo soggiorno in Ferrara gli diede occasione di stringersi in amicizia con altri uomini dotti, de’ quali era ivi gran numero, singolarmente con Tito Vespasiano Strozzi, di cui abbiamo un’elegia scritta al nostro Tribraco, invitandolo a venir seco in una sua villa. Eccone i primi versi pieni di encomj al nostro poeta. Tribrache, divinum quis te neget esse l’oetam, Cum tibi tale sacro carmen ab ore lluat?