Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/156

Da Wikisource.

13yo LIBRO maestro faceane (Carm, p. 131). Le poesie nondimeno non ne son troppo eleganti, e forse la molta facilità ch’egli avea nel comporre, non gli permise di renderle più colte e più terse. Ei visse fino a’ tempi di Leon X, come raccogliesi da alcuni de’suoi epigrammi; ma non abbiam notizia dell’ anno in cui finisse di vivere. Nomina quindi il Giraldi Antonio Urceo saprannomato Codro, di cui direm tra’ grama* tici, poi Bartolommeo Prignani, di cui fa questo elogio: Fiorì al medesimo tempo in Modena Bartolommeo Prignani, di cui abbiam molti versi, per lo più elegiaci, i quali non mi sembrano inferiori a que' de’ poeti finor nominati. Ebbe tra’ suoi scolari Dionigi Tribraco e Francesco Rocciolo (o anzi Rococciolo) a voi ben noti. Il Prignani, che con altro nome chiamasi ancor Paganelli, è stato ammesso dal Ve* driani nella sua Storia dei Letterati modenesi, e dal Guasco in quella dei’ reggiani. Di lui io ho veduti quattro libri elegiaci intitolati De imperio Cupidinis, dedicati ad Alfonso d’Este figliuolo del duca Ercole I, e stampati in Modena nel 1492 ne’ quali introduce l’Amore a vantarsi delle vittorie che in ogni luogo e sopra ogni ordine di persone riporta, e nomina non solo le città, ma i personaggi ancora più ragguardevoli che al suo impero egli avea soggiogati; un poemetto elegiaco intitolato De vita quieta stampato in Reggio nell’anno 14i>7 5 e da lui scritto a difendersi dal rimproverarlo che alcuni faceano, perchè non avesse accettate le cariche offertegli nella curia romana; e tre libri