Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/169

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TERZO 1383 se conoscevano ch’ei non poteva provarne diletto; e non è pur verisimile ch’ ei fosse così benefico verso coloro che gli faceano doni, de’ quali non conosceva il valore (*). La poesia italiana avrebbe allora avuto il primato in Ferrara, c la latina per poco non sarebbe stata dimenticata. Or veggiamo al contrario che assai maggior copia di poeti latini che non d’italiani ebbe allora questa città, e che più felici furono i progressi della poesia latina, che non quelli della italiana. Aggiungasi che Francesco Negri veneziano nella orazion funebre in lode di Ercole, che conservasi in un codice a penna di questa biblioteca Estense (”), fra le altre primve del favore di questo principe verso gli studi, reca l’aver falli tradurre di greco in (*) Un’altra pruova che ha qualche forza a distruggere la comune opinione, adottata per altro ancora dal eh. dottor Uh rotti (Memor. de’ Letter. ferrar, t. 1, p. 87), che il duca Ercole I non sapesse punto di latino, ci vien somministrata da alcune lettere latine che il giovinetto principe Alfonso di lui figliuolo gl indirizzava per dargli saggio del suo progresso ne buoni studj, le quali tuttor si conservano in questo ducale archivio, ove io le ho vedute. Argomento ancora più forte ci somministra su ciò l’orazion funebre di Lodovico Carbone in lode del duca Borso rammentata nel capo II del libro I, ove l’autore parlando del duca Ercole loda fra le altre cose in lui la lettura degli storici e de’ filosofi, e la traduzione di tanti buoni scrittori. (**) L’orazion funebre di Francesco A'egri in lode di Ercole I duca di Ferrara, che io ho creduta inedita, è stampata; e ne ha copia il più volte lodato sig d). Jacopo Morelli. Non vi è segnata 1'edizione; ma chiaramente si conosce ch’ella fu fatta circa il tempo medesimo in cui fu delta.