Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/24

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ia38 libro ilaL i. i, par. a, p. 856, 858, ec.). Di Girolamo si posson vedere più ampie notizie presso il co Mazzucchelli (ib. p. 890), il qual riferisce ancora l’iscrizion sej)olcrale che gli fu posta in S. Marco, ove egli volle esser sepolto insieme col suo Giovanni Pico, e ci dà un diligente catalogo di tutte l’opere da lui composte sì stampate che inedite. Esse appartengono quasi tutte a poesia italiana; e l’argomento dei’ versi del Beni vieni è comunemente l’Amor divino, da lui però rivestito secondo il costume d allora colle immaginazioni e colle idee di Platone. Per dare un saggio del valor non ordinario di questo poeta, ne recherò qui pochi versi tratti da un componimento in terza rima intitolato Deploratoria, i quali certamente son tali, che ogni più colto poeta non isdegnerebbe, io credo, di esserne autore: A te, dolce Signor, cantando varca Per l onde avverse, a te mia navicella D’angosciosi sospir vien grave e carca. Morte regge il timon: dura procella D amaro pianto agli occhi infermi vela De l’alto polo la più fida stella. Fortuna ha posta a governar la vela Vergogna, ira, dolor: torbida notte Gli scogli e’ liti e’ porti involve e cela. Già sviluppate le catene e rotte, Borea superbo orribilmente latra Libero fuor delle ventose grotte. Dinanzi a l’ ira sua torbida ed atra afflitto legno mio per l’onde scuote L’arbor rompe, e l timon, le vele squatra. E 'l Ciel, che in fin dalle tonanti ruote. Turbato mugghia, con ardente face L eccelse nubi fulmina e percuote, ec. Op. p. 139, ed. Fir. i^ig.