Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/264

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» 47^ LIBllO Eccl. Sjr.) le due abazie che gli furono da lui concedute, cioè quella di S. Filippo de’ Grandi in Messina, e quella di s Maria della Roccadia in Lentini; la qual seconda però non potè egli godere, essendo già stata dal re di Napoli Alfonso conferita ad altri (V. Mazzucch. l. c.). Ma mentre ancor vivea Niccolò V, l’Aurispa, abbandonata la corte romana, fece ritorno a Ferrara. Non trovo qual motivo a ciò lo spingesse. Ma una lettera scrittagli dal FiIclfo a’ a(j novembre del 1450 ci mostra (l. 7, ep. 51) che allora appunto era l’Aurispa colà tornato da Roma. In Ferrara ei passò gli ultimi anni di sua vita; e a questo tempo io credo che debbansi riferire le lettere a lui scritte dal celebre Antonio Panormita citate dal card Querini (Diatr. ad Epist. Fr. Barb. p. ò 2) e dal co Mazzucchelli. In esse egli il rimprovera scherzevolmente, perchè divenuto in Ferrara sacerdote e piovano, siasi stranamente ingrassato, e insieme lo esorta a ritirarsi in Napoli alla corte del re Alfonso che ardentemente bramavalo, e presso cui avrebbe piacevolmente passata la sua senile e omai decrepita età (*). (*) La lettera con cui il Panormita scherza coll’Aurispa ch era divenuto prete e piovano, non appartiene al 1450. come io ho creduto, ma circa al cpo -, perciocché il Panormita medesimo scrivendo a un certo Santo, gli dà la stessa nuova: Aurispa nostri• Sa retri o\ est, et Plebanus designatur; e poscia soggiugne s Philelphus adhuc Florentiae: Gasparinus hic senio jam et invaletudine confectus (Epist. p. 62, ed. Ven. 1553). Or Francesco Filelfo recossi a Firenze nel 1429), e Gasparino Barzizza morì circa il 1431, come a suo luogo si è detto.