Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/272

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i486 LIBRO menzione tra’ poeti latini; Ognibene da Lonigo, di cui diremo in questo capo medesimo; C0_ simo de’ Migliorati, pronipote d’Innocenzo VII Taddeo Manfredi de’ signori di Faenza; Gabbriello da Cremona; Gianfrancesco Bianchi; Gianfrancesco Soardi bergamasco che fu poscia con sua gran lode podestà in moltissime città d’Italia, e singolarmente in Firenze e in Siena; Lodovico Torriano famoso giureconsulto; Antonio Beccaria veronese, di cui abbiamo parlato nel ragionar de’ coltivatori della lingua greca; Jacopo Cassiani o da S. Cassiano cremonese e canonico regolare (come raccogliesi da una lettera del march Lodovico a Niccolò V, scritta nel 1449 indicatami dal sig. avv Volta), uomo, a detta del Prendilacqua, dottissimo in fisica, in dialettica e in mattematica, che fu nella scuola successore di Vittorino ed erede dei suoi libri, e chiamato poscia a Roma da Niccolò V, tradusse più libri dal greco, e ivi poco appresso finì di vivere: le quali circostanze, con alcune altre che qui si narrano dal Prendilacqua, sono state sconosciute all’ Arisi nell’ elogio che ci ha dato di Jacopo (Crem. litter. t 1, p. 253); Sassuolo da Prato, che scrisse un magnifico elogio del suo maestro, pubblicato dal P. Martene (Collect. ampliss. t. 3, p. 843), uomo che di niuna cosa gloriavasi maggiormente che dell’estrema sua povertà, grande amico di Francesco Filelfo (V. Philelph. Epist. l. 2, ep. 45; l. 3, ep. i5, 3i; /. 4» ep. 6, ec. ec.), e che dopo aver composta qualche operetta grammaticale, fece una morte poco degna di un saggio filosofo; perciocchè venendo