Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/271

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TERZO l485 fica, di musica, ili scriver greco e latino, di pittura, di ballo, di canto, di suono, dell’arte di cavalcare, i quali tutti senza esiger mercede tenevano scuola. Non è perciò a stupire se molti de’ più gran personaggi e de’ più dotti uomini di quel tempo si vantassero di aver avuto a lor maestro Vittorino da Feltre. Molti ne annovera il Prendilacqua, e tra essi alcuni degni di special ricordanza, quattro figliuoli del suddetto marchese, cioè Lodovico che poscia gli succedette, Carlo, Gianlucido e Alessandro, i quali tutti furon da lui istruiti a scrivere con eleganza in greco non men che in latino, e Cecilia loro sorella, istruita essa ancor nelle lettere; e che richiesta a sposa da molti, e singolarmente dal duca d’Urbino, volle anzi consacrarsi a Dio in un chiostro, e dopo grandi contrasti entrata in un monastero, ivi passò santamente tutti i suoi giorni; Giberto da Correggio che alla gloria delle lettere unì quella dell’armi, e fu poscia infelicemente ucciso in Siena all’ occasione di un tumulto; Federigo di Montefeltro, poscia duca d’Urbino, carissimo al suo maestro, da cui apprese ad amare e a protegger le scienze con quell’ impegno che altrove abbiamo descritto; Gregorio Corraro che fu poi protonotario apostolico, uomo assai dotto, e di cui si ha alle stampe un’eloquente lettera, ossia orazione da lui indirizzata alla suddetta Cecilia per confermarla nel suo disegno di consecrarsi a Dio (Martene. Collect. ampliss. t 3, p. 829, ec.), e di cui parla a lungo il P. degli Agostini (Scritt venez. t. 1, p. 108, ec.); Battista Pallavicino vescovo di Reggio, di cui abbiam falla