Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/33

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TER550 ta4/ {ih ep■ i4). Quindi veggiaino che nel i5ai fU|i era ben agiato de’ beni di fortuna (Bemb. l 5, Famil!, ep. 17). Ma cambiaron poscia le cose, e nel 1527 il troviamo in molta necessità e disagevolezza delle cose che sono altrui mestiere alla vita, costretto perciò a chieder 30 fiorini al Bembo, che gliene fu liberale (Bembo, Lettere, t. 3, l. 5; Op. t. 3, p. 237); e il distolse poi dal pensiero di partire da Roma per andarsene in Provenza (ivi). Una lettera di Girolamo Negri scritta da Roma a’ 1 j di gennaio dell'anno j.*»35 ci mostra qual fosse allora lo stato del Tibaldeo: Il Tibaldeo vi si raccomanda, scrive egli a Marcantonio Micheli (Lettere di Principi, t. 3, p. 150, ed. f ren. 1577); sta in letto, nè ha altro male che non aver gusto del vino: (fa Epigrammi più che mai; nè li manca a tutte l'hore compagnia de Letterati: è fatto gran Francese inimico dell' Imperadore implacabile. Oltre le sopraccennate edizioni delle Poesie italiane del Tibaldeo, quattro capitoli e un’ egloga italiana ne ha pubblicato il sig. Giambattista Parisotti (Calogerà, Racc. d Opusc. t. 19, p. 509), e una lettera con alcuni sonetti il Ch. sig. ab Serassi nella nuova sua edizione delle Lettere del Castiglione (t 1, p. 176). Il Muratori nella sua opera della Perfetta Poesia avendo criticati alcuni sonetti del Tibaldeo, si vide uscire contro di lui nel 1709 una lettera in nome dello stesso poeta scritta dal celebre arciprete Girolamo Baruffaldi, in cui si difende il Tibaldeo dalle accuse a lui date. Nè io dirò infatti, come altri