Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/34

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ia/,8 LIBRO ha asserito, ch’ei fosse un de’ primi corrom pitori del buon gusto in Italia; poichè in lui non si vedono che quei' difetti ch erano allor comuni a quasi tutti i poeti, cioè poca eie ganza di stile, e sentimenti e pensieri non sempre giusti e secondo natura. Ma questi difetti medesimi son per avventura nel Tibaldeo assai più leggeri che in altri, ed ei perciò a ragione può aver luogo tra migliori poeti che vivessero a quei’ tempi. Di lui parlano ancora il Giovio (in Elog.), il suddetto Barufi’ahii (Diss. de Poetis ferrar.; e Notizie dei' Poeti ferrar.) gli autori del Giornale d’Italia (l.c) e gli scrittori della storia della Poesia (*). (*) Belle notizie intorno ad Antonio Tibaldeo ci ha date il più volte lodato dott Barotti (Mem, degli Ill. Ferrar, t. 1, p. 145, ec.). Egli reca alcuni argomenti a provare che l’anno della sua nascita fosse il 1456, e non il 1463; e io lascio ad ognuno il decidere della lor forza. Crede che sia favolosa la professione di medico a lui attribuita; nè io ho pruove che la dimostrino vera. Nega egli pure, come ho fatto io ancora, la coronazione del Tibaldeo. Osserva che questi frequentò la corte di Mantova; e alle pruove ch'egli ne reca, io posso aggiugnere una lettera, di cui ho copia, e l’original della quale conservasi nel segreto archivio di Guastalla, da lui scritta da Ferrara a’ 18 di gennaio del 1506 a un certo Francesco Boccalini, ch era in corte di monsignor di Mantova, e nella quale egli si offre pronto ad andare alla corte di esso in Gazzuolo, per recitarvi una sua egloga, che era come sembra un componimento teatrale, e mostra di avere grande amicizia co’ personaggi che ivi erano. Ei difende innoltre il Tibaldeo dalla taccia da alcuni appostagli di essere stato corruttor del buon gusto; e io ancora