Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/386

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|600 LIBRO succedergli nella cattedra d’eloquenza. Ma poichè l’ ebbe tenuta poca oltre a due anni, annojato dalle molestie che i suoi nimici recavangli continuamente, andossene a Roma, e da Sisto IV ottenne di essere destinato pubblico professore in Roma. Ivi però ancora fece assai breve soggiorno, forse per la morte di quel pontefice avvenuta l’ anno seguente. Tornato perciò a Firenze l’anno, fu due anni appresso caldamente invitato dalla Repubblica di Ragusa a recarsi colà ad istruire la gioventù nelle lettere umane. Ma la tenerezza pe’ suoi parenti che da lui ricevevano il loro sostentamento, non gli permise di secondare cotai preghiere. Frattanto avendo egli prestata l’ opera sua nel copiare e correggere i codici che il re Mattia facea in Firenze raccogliere per la sua biblioteca, fu da quel re invitato alla sua corte; ed egli recatovisi nel 1488 recitò innanzi a lui una sua orazione. Tornato poscia nel seguente anno a Firenze, di nuovo vi si occupò nel copiare i codici per quel sovrano, e formonne ancora un catalogo, mostrando come dovessero esser disposti. Finalmente nel i4{)3, fatto piovano di S. Giambattista di Monte Murlo nella diocesi di Pistoia, ivi passò gli ultimi vent’ anni di vita, e vi morì nel 1513. Egli era assai dilettante di monumenti antichi, e una raccoltane fece, cui inviò l’an 1489 a Guglielmo di Roccaforte cancelliere del regno di Francia. Fin da quando egli vivea ne furono stampate sei orazioni in Firenze circa il 1477 le quali poi insieme con più altri opuscoli di diverso argomento dello stesso Fonte venner