Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/39

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terzo ia53 di Mantova Francesco Gonzaga, morti amendue nel 151 j). Nè io so s’ei vivesse ancora più oltre. Il leggier saggio or recato delle poesie del Notturno basta a farci vedere che a ragione esse sono ora abbandonate alla polvere e alle tignuole. Più incerto è ancora ciò che appartiene all’Altissimo. E Crescimbeni afferma (t. 2,par. 2,p. 172) ch’egli appellossi Cristoforo; che fu fiorentino di patria; che per l’eccellenza del poetare ebbe il soprannome di Altissimo e l’onore della corona; che fu improvvisatore solenne, e che i versi da lui detti cantando furon poscia raccolti dagli uditori, e dati in luce. Il Quadrio avea dapprima seguito il parere del Crescimbeni (t. 1, p. 163), ma poi cambiò sentimento; e da alcuni versi dello stesso poeta congetturò (t 2, p. 216) che Altissimo fosse cognome di famiglia, e che il nome proprio di esso fosse Angelo, e che fosse prete, dottore e parroco. Aggiugne poi, che fu ancora un celebre improvvisatore cieco, detto Cristoforo Sordi da Forlì, e che forse si è dagli scrittori confuso l’un coll’altro. Ma del Sordi non si trova menzione che apresso il Boccalini e presso il Sansovino (id. t. 7, p 27), autori troppo lontani da quei tempi, i quali non ci dicono pure quando ei vivesse. Quindi ogni cosa è incerta intorno a questo poeta, e solo si può affermare ch’ ei vivea ancora nel 1514 5 perciocché in quell’anno, come avverte il co. Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 1, par. 1, p. 539), Filippo di Giunta gli dedicò la sua edizione dell’Arcadia del Sannazzaro, e ch’ ei fu un assai cattivo poeta, di elio