Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/459

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TERZO ifiyS mirittione, ut omnes in eadem arte et pronunciationem et gestus ejus imitati conarentur; proemiandi, acclamandi, commiserandi, digrediendi, epilogandi, novus quasi Orator Divini verbi modum saeculo monstravit Agli elogi dal suddetto scrittor riferiti si può aggiugner quello forse più di tutti magnifico di Paolo Cortese, il quale così lo dipinge. Quid Robertum Licium? quo nemo patrum memoria est abundantior in dicendo judicatus? Quo vocis sono, quo flumine verborum, aut qua affluentia rerum animo s hominum movere solitum fuisse credimus cui ex concione descendenti Populum Romanum religionis eulabiaeque causa penulam discidisse ferant, matronasque semper esse eum cum odoribus et floribus quocumque persecutas (De Cardinal. l. 2, p. 103)? Francesco Filelfo ancora, che ne udì un discorso in Milano l’anno 14^7 7 ne loda altamente la dottrina e l’eloquenza, e sol ne riprende la pronuncia e l’azione, la quale ei dice che da Roberto non si Ridalla va alle cose (l. 3, ep. 42). In fatti le replicate edizioni fatte nel secolo xv, altre in italiano, altre in latino, de’ Sermoni di Roberto, e di alcuni altri trattati teologici e ascetici da lui composti, sono un sicuro indizio del grande applauso con cui furono accolti. I suddetti scrittori ne annoverano le opere e le diverse edizioni, e più diligentemente ancora il Marchand (D'ict t. 1, p. ec.) Esse si trovano facilmente nelle biblioteche, e ognuno può consultarle e conoscere se degne sieno dei’ grandi elogi di cui le veggiamo onorate. Io nondimeno per dare un saggio d’eloquenza di Tiraboschi, Voi. IX. 29