Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/501

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TEIIZO I -15 il \ asavi (l. 6, p. 167, ec.) e il march. Maffei (Ver. illustr. par. 2, p. 262; par. 3, p. 247) e il march Poleni Exercitationes vitruv. prim. p. 18, ec.). Ch’ei fosse di patria veronese, è certissimo, ma di qual famiglia uscisse, non vi ha nè monumento nè congettura che ce lo scuopra; giacchè l’opinione del P. Orlandi (Abeced. pittor. p. 158, 172), ch’ei fosse fratello di Francesco Monsignori pittor veronese, non ha alcun fondamento. Più strano è il vedere ch essendo egli stato frate, com’egli stesso si appella, non si possa stabilir con certezza di qual religione egli fosse, e contendan su ciò tra loro i Domenicani e i Francescani. I PP. Quetif ed Echard lo annoverano tra’loro scrittori (Script. Ord. Praed. t 2, p. 36, ec.): ma le più antiche testimonianze che si possono addurne in prova, son quelle di Onofrio Panvinio e del Vasari, i quali però non si possono dire contemporanei di Giocondo. Essi fondansi ancora sul silenzio del Wadingo e degli altri scrittori francescani, niuno de’ quali ha numerato tra’ lor religiosi Giocondo; ma ciò pruova soltanto ch’essi non ne ebber notizia, e come i più antichi scrittori domenicani non han di lui fatta menzione, così i francescani possono averlo dimenticato, forse, come riflettono i due suddetti scrittori, perchè Giocondo occupato continuamente nella ricerca delle antichità e ne’ disegni delle fabbriche, andava per lo più in abito di prete secolare. Al contrario Giuseppe Scaligero nella sua lettera al Douza, in cui dice cose sì grandi della nobiltà della sua propria famiglia, parlando di Giulio Cesare suo padre,