Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/515

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TERZO 1729 ingegniere di Bologna. La qual Torre pendea piedi cinque e mezzo, ed era stata così pendente un grandissimo tempo. Ed ebbe di sua provvigione per raddrizzarla lire 80. E ogni altra spesa, ovvero manifattura, che vi andò, e fu a spese del Comune di Cento. Al medesimo Aristotele commise nel 1465 il senato di Bologna di riparare alle rotte e a’ danni cagionati dal Reno in quel territorio (Calindri, Diz. della Pian. bol. t. 1, p. 297). Ma non sappiamo quai mezzi egli perciò adoperasse. Queste sì memorabili imprese renderono sì famoso il nome del nostro Aristotele, ch’ei fu chiamato dal gran duca di Moscovia per soprantendere alle fabbriche e alle fortificazioni da lui intraprese. Oltre l’asserzione degli scrittori bolognesi, ne abbiamo un’autentica testimonianza in un decreto del comun di Bologna fatto a 26 di ottobre del 1471)» c^ie conservasi nel pubblico archivio, e che mi è stato comunicato dalla singolar gentilezza del ch. sig. co. Giovanni Fantuzzi: XVI Viri Conservatores status Civitatis Bononiae scribant Maximo totius Russiae Duci, ut sinat Aristotelem Floravantis Architectum in patriam redire, quod ejus opera egent, estque ejus absentia gravis, et incomoda filiis totique familiae suae. E di lui deve intendersi singolarmente ciò che narra il baron d’Herberstein scrittor vicino a’ que’ tempi, ove dice: Ex quo (parla del Czar Basilio) Joannes ejus Principis pater apud quem Oratorem egi... natus est... ejus Castri propugnacula, basilicae, cum Principis palatio ex latere ab hominibus Italis, quos propositis nuignis pracmiis