Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/63

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TERZO % I27rimasa poi vedova si rinchiuse in un monastero (*). Di lei, oltre ciò clic ne limino detto (’) lo ho seguito il Quadrio affermando che Damigella Trivulzia Torella rimasta vedova del co. Francesco Torello suo marito si chiuse in un monastero. Il ch. P. Ireneo Affò da vari monumenti che si conservano nel suo convento de' Minori Osservanti di Parma, e ch’ ei mi ha cortesemente additati, ha raccolto che dopo la morte del marito ella continuò ad attendere al governo della famiglia, non meno che del feudo di Monlccbial-ugnjo, e alla educazione dell'unico suo figlio Paolo, giacchè i cinque figli che lo stesso Quadrio le dà, fondato sopra un albero di questa illustre famiglia, bu on nipoti di Damigella, e figli di Paolo che fu il solo ch’ essa avesse. E in tal modo ella visse fino al 1530, in cui chiuse i suoi giorni. Non è parimente provato ciò che il Quadrio afferma, ch’ella, anco vivente il marito, si ritirasse talvolta in un chiostro. Il passo del Pacediano, che la dice assente da Parma, se ben si esamini, pruova soltanto ch'essa non era in Parma, ed è probabile ch’ ella fossa al suo feudo di Montechiarugolo, da cui era allora escluso il co. Cristoforo di lei cognato, per essere stato contrario al partito francese. Ciò che principalmente ha tratto in errore il Quadrio, sono quei’ due versi dell’Ariosto: Veggo Ippolita Sforza, e la nodrita Damigella Trivulzia al sacro speco. C. 46, st. 4, ove la voce speco è stata da lui intesa, coma se dinotasse monasterio, o romitorio. Ma se noi esaminiamo le prime edizioni dell’ Ariosto, veggiumo che per sacro speco egli intese quel delle Muse. perciocchè in quella di Venezia dell’an 1526 così si legge: Veggo Ippolita Sforza, e la nutrita Trivultia de le Muse al sacro speco. C. 46. st. 4. Non vi ha dunque alcun fondamento a stabilire questo volontario ritiro di Damigella. Falso è parimenti ciò che