Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/64

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•^7^ LIBRO alcuni scrittori di que' tempi, Jia lungamente parlato il Quadrio (L q, p. qo, ec.), confutando i molti errori da’molti commessi nel ragionarne (Jìibl. Script, mediol. t. a, p. 5i!j). Io ne recherò solo le parole di Niccolò Pacediano, il quale la vide nel 1617, e no lasciò questo onorevole plogio in certe sue memorie che manoscritte si conservano nella biblioteca Ambrosiana in Milano. Ella fisplende, dice egli secondo la traduzione fattane dal detto Quadrio, illustre per la fama traile più chiare femmine di questo secolo: poiché è possente per molte virtù. E in prima ella e più dotta di quello che alcun possa immaginare di femmina. 'Era' Musici e per arte, e per attitudine, e soavità di voce sovrasta. Ila imparate per eccellenza le Lettere Greche, e molte altre sì fatte cose ella sa; intanto che è la maraviglia di tutti. Nè le mancano oltre alle doti della fortuna e dell’ animo anche quelle della natura, essendo da annoverarsi meritamente tra coloro che hanno pregio di beltà. Dalle quali cose allettato ebbi molta il Quadrio afferma, ch’ella circa il 1486 andasse a marito; perciocchè F. Jacopo Fdippoda Bergamo, nella sua opera De claris Mulieribus stampata in Ferrara nel 1497, la distingue come ancora fanciulla. Magnifico è l’ elogio che ne fa questo scrittore; e da esso ha tratto in gran parte il suo Giuseppe Betussi, che altamente ne loda la perfetta intelligenza della lingua latina, le orazioni recitate innanzi a cospicui personaggi, la rara memoria, lo studio della lingua greca e della filosofia, e le belle virtù delle quali fu adorna; benché poscia con grave errore soggiunga ch’egli non trova che’essa avesse marito (Addiz. alle Donne ill. del Boccac. p. 176 ed. ven. 1547).