Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/87

Da Wikisource.

TERZO | 30I stesso Laudivio delle Lettere attribuite a Maometto II, nella prefazione egli dice: Cum mei gratia colligendi Cicianum Campaniae oppidum secessissem; il che ci mostra che Laudivio abitava in quella provincia (*). In questo codice (*) Io mi sono affaticato in ricercare la patria del cavaliere e poeta Laudivio, e io potea risparmiarmi tal pena, se avessi avvertito ciò che mi ha fatto riflettere il ch. sig. d Jacopo Morelli, cioè che tra le Lettere del card Jacopo Ammanati stampate in Milatto nel 1506, una ne ha a pag. 310 a questo autore, il quale ivi si dice Laudivius VezanensH Lune usis Eques Hierosilymitanus; e che il P. Oldoino nel suo Ateneo ligustico annovera Laudivio dicendolo natio di Vezzana nella Lunigiana, e della famiglia Zacchia. Nella stessa lettera egli accenna una sua opera sulla Geografia delle Isole, ch’egli avea composta; e che ora, come si nota nel margine, è perduta. Debbo aggiungere ancora, che della pretesa traduzion da lui fatta delle Lettere di Maometto, le quali probabilmente l'uron da lui stesso composte, si ha un’antica edizione, la quale dalle lettere G. F. T. raccoglie il detto sig Morelli, che sia stata fatta in Trevigi da Gherardo Fiammingo e dietro ad essa più altre ne furon poi ripetute. « Di qualche altra antica edizione delle supposte Lettere di Maometto fatta per opera del cav Laudivio veggasi il p. Audifredi Catal, rom. Edit. saec. XV, p. 144 > 4<>(j. 44‘) > il quale ragiona ancora di una Vita di S. Girolamo da lui composta, e due volte stampata in Roma nel secolo xv (ib. p. 200, 334, 438). Il Clement si stupisce (Bibl. Curieuse, t. 1, p. 390) che niuno abbia avvertito che al fine dell’ edizione delle Lettere di Laudivio, che ha la marca G. F. T., si trova l’Hermaphroditus del l’anornnta, creduto finora inedito. Ma è più da stupire che il Clement abbia scritta tal cosa; perciocchè al fine di quella edizione non leggesi più l’opera del.Panormita, ch è divisa in due libri, ma un solo epigramma di dieci versi, il quale non è pure del Panormita, come mi ha avvertito il soprallodato sig. d Jacopo Morelli ».