Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/102

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88 unno fosse un cianciatore, come sono, dic’egli, quasi tutti di quella nazione, e si offre pronto a dargli cento scudi Panno, ed accrescergli poscia lo stipendio (Quirin. Diatr. ad vol. 3 Epist Poli, p. 283). Tra le Lettere di Giulio Gabrielli da Gubbio ne abbiamo una a lui scritta, in cui dice ch’ eragli stato da lui comandato di recare in latino la Geografia di Tolommeo, e offrendogliene il primo libro da sè già tradotto, dice di aver consultato Lodovico Ferrari dottissimo matematico del cardinale medesimo (Gabriel. Epist. p. 25, ed. ven. 1569). La fama sparsa della magnificenza del cardinale Ercole fece che Francesco Maria Molza sapendo che trattavasi di vendere e di mandare in Inghilterra una ricchissima biblioteca, a lui scrivesse da Roma a’ 28 d’aprile del 1529, invitandolo a comprarla, acciocchè si pregevol tesoro non uscisse d’Italia (Molza, Op. t. 2, p. 140). Ma non sappiamo se ciò avvenisse. Ei coltivò l amicizia de’ più dotti uomini del suo tempo, e tra essi de’ cardinali Osio, Bembo e Sadoleto; e tra le Lettere di quest’ultimo due ne abbiamo bellissime a lui scritte, la prima nel 1531, in cui fa un magnifico elogio delle rare virtù che lo adornavano mirabilmente, fra le quali annovera l’amore e l’onore in cui avea gli studi (Epist t. 1, ep. 125, p. 383,.ed..Rorn.)*, l'altra nel 1540 per consolarlo della morte del duca Federigo di lui fratello, in cui ancora gli dà opportuni consigli per ben sostenere il governo a lui affidato (ib. t. 2, ep. 363, p. 227). Nel Museo mazzucchelliano si accennano un’orazione da