Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/107

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PRIMO y3 ojj'eram prius, qui ex ea nobili illustrique Accademia, quam in aedibus tuis anno praeterito (cioè nel 1562) incredibili cum tui ac patriae laude instituisti, quo partim legendo, partim audiendo, cum a negotiis vacas, imperatoriae, laudi etiam philosophiae et optimarum artium gloriam adjun gas} ac ceteri Principes a te uno discant, quanto illi studio virtutem colere, quantaque literatos viros benevolentia et charitate complecti debeant. Elogio ancora più ampio ne fa il medesimo Castellani in una delle sue Lettere, in cui gli manda la Storia di Alfonso d’ Aragona re di Napoli scritta dal Fazio, cui Francesco Filopono pensava di pubblicare a lui dedicandola, come poi fece. Ora in essa ricorda gli studj di filosofia, de’ quali Cesare compiacevasi molto, e nei’ quali avea il Castellani la sorte di essergli compagno più che maestro. Aggiugne ch ei gode sommamente della lettura delle antiche e delle moderne storie, che ama e favorisce e protegge tutte le belle arti, e ne reca in pruova tutti gli uomini dotti che allora erano in Mantova: Quod sane multi hujus praeclarae urbis nobiles ac doctissimi viri omnium maxime noverunt, qui saepe in aedes tuas, tamquam in Academiam conveniunt ubi magna cum tui gloria rniraque co rum militate in veterani Poctarum ac Oratorum libris tractandis et imitandis se exercent (Castell. Epist l. 1, p. 19, ed. Bonon. 1575). Di questa accademia parleremo più a lungo, e altrove pur proveremo quanto avido raccoglitore d’antichità egli fosse. Qui avvertirem solamente che le moltissime lettere ad esso scritte,