Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/118

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I04 LIBRO Tasso di lui parlando lo dice: Signore di bello e ricco Stato, ma d animo, di valore, di prudenza, d intelligenza superiore alla sua propria fortuna, e degno d essere paragonato co’ maggiori e più gloriosi Principi de secoli passati (Il Conte, o delle Imprese. Op. t. 4, p. 273, ed. Fir.). Un belfeogio di Vespasiano abbiamo ancor nelle lettere di Luca Contile, che scrivendo nel 1562 a Diego Mendozza, che allor trovavasi in Sabbioneta, Veramente, gli dice (Contile, Lett t. 2, p. f\o6), a Sl nobile gentiluomo e a sì dotto intelletto non conveniva altro luogo, che dove risiede il Signor fie spasi ano, degno Principe per merito, et unico cavaliere per valore. Il suo merito è spettabile nella generosità del sangue; l esser egli unico fra gli altri de' nostri tempi, nasce dalla magnanimità, et scienza, che in lui maravigliosamente risplendono; et se non fossi obbligato, volentieri verrei a far mia vita costi. Abbiamo alcune altre lettere dal Contile a lui scritte (ivi p. 4o(>, 448, 455), e una di Stefano Guazzo, in cui gli dice: Et perché esso è principe tanto consumato in tutte le lettere., che non gli resta più nulla a sapere. (Guazzo, Letere, p. 285, ed. Veti. 1 ik)(j). Ch’ei fosse innoltre ricercatore e raccoglitore di molti libri, raccogliesi da una lettera a lui scritta da Napoli da Antonio Guido nel 1551, che conservasi nel sopraccitato archivio (ri). Di lui però (a) Della magnifica biblioteca raccolta da Vespasiano Gonzaga più copiose notizie ci ha poi date il soprallodato P. Affò (Vita di Vesp. Gonz. p. 95). F.j;li ancora ha osservato che Vespasiano morì veramente a' 26 di febbrajo (ivi, p. ia5).