Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/135

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PRIMO IJI Quest* ultimo figliuolo di Maddalena de Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico, sembrò che da essa apprendesse quella regia magnificenza ch’era stata propria di Cosimo e di Lorenzo, e che in questo cardinale ancora fu uguale a quella de più splendidi principi. Più cose ne racconta il Ciaconio, seguito dagli altri scrittori delle Vite de’ cardinali; dai’ quali raccogliesi che come in ogni altro genere, così ancora nel proteggere e nel favorire i dotti ei profuse immensi tesori; che godeva sovente di trattar con lauti banchetti quanti erano in Roma uomini singolarmente celebri per sapere, e che molti ancora eran da lui mantenuti interamente a sue spese. L’esempio di un tale zio eccitò il principe Alberico a seguirne le traccie. Ei fu di professione guerriero; ma fra i rumori dell armi seppe coltivare ancora i tranquilli studj delle belle arti. A lui Paolo Manuzio dedicò i dieci libri delle sue Lettere latine; e nella lettera con cui glieli offre, rammenta il favore di cui è liberale verso degli uomini dotti, a quali non vuole che manchi nè agio nè onore alcuno, e la premura con cui desidera che le imprese degli uomini più famosi sien tramandate dalla lor penna alla memoria de’ posteri; e aggiugne di aver udito ancora Michele Bruto celebre storico di quell'età lodare al sommo il valore, l’ingegno e il senno di cui egli era fornito, lo studio a cui attendeva delle più nobili scienze, e la cortesia insieme e L'amabilità de’ costumi, che in lui tutti ammiravano. In qualche raccolta, mentovata dal Quadrio (Stor. della Poes. t. 2, p. 368), si trovano alcune