Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/161

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I RIMO 1^7 fossero a lui uguali, ciò renderebbe Modena troppo superiore a tutte le altre città; ejàcnche ella sia piena di rari spiriti, e di nobilissimi intelletti, non è però a credere che ella sia piena di miracoli. Egli ebbe a suo maestro il famoso Siconio, come di lui parlando vedremo 5 e al valor del maestro, e all’aspettazione che dava il discepolo, ben corrispose il successo: Viene il Signor Conte Fulvio Rangone, scrivea nel 1560 Luca Contile (Lctt. I. a, p 2'j5), mandato Ambasciadore a Sua Cesarea Maestà dal Sig. Duca di Ferrara. È egli molto mio amico, et gentilhuomo di valore, di dottrina, di cavalleria, et giovane insomina di rara riputazione. E similmente Torquato Tasso parlando degli uomini illustri adoperati dal duca Alfonso II nelle ambasciate, ove lascerò, dice (Il Messaggero, Op. t 3, p. 25, ed. Fir. 1724), il Signor Conte Fulvio Rangone, che ha pochi paragoni nelle lettere y e nell' acutezza, e nella maniera del negoziare, e pochi nella nobiltà e nello splendor della vita. Degno ancor d’esser letto è l’elogio che ne ha inserito nella sua Cronaca ms. di Modena Francesco Panini, ove, dopo aver detto a lungo de’ meriti grandi di questo cavaliere e degli onori da lui ottenuti, aggiugne: Ma non men riverito è da tutti i Letterati, de' quali egli come versato in ogni sorte di belle lettere è ottimo padrone. Tra l'altre virtù, ch io soglio ammirare et lodare in questo Signore, è l acutezza del giudizio, et la grandezza dell' eloquenza, che in lui si scuopre così nel dire, come nel scrivere, nella quale può latito, che