Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/177

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»•RIMO costretto a difendersi dall’accusa di essere stato un de capi delle sedizioni ivi eccitate. Ciò non ostante tra il 1530 e’l 1535 era quello Studio fiorente assai e rinomato; e Aonio Paleario I scrivendo verso quel tempo a Cincio Frigepani, ed esortandolo a venirsene a Padova, ove egli era, gli parla di quella università, come della i più celebre che allora fosse: Poetae, Oratores, Philosophi non ignobiles Patavii habitant; et l sapidi tia in unam urbem commigravit, veluti in aliquam domum, ubi Pallas omnes artes docet; neque ullus locus est, ubi melius tua illa inexhausta legendi et audiendi aviditas exsatiari possit. Così il Paleario (l. 1, ep. 8). Eravi in fatti grande concorso ancor di stranieri e di oltramontani; e come raccogliam da una lettera di Stanislao Orichovio a Paolo Rannusio scritta nel 1549, ogni anno fin dalla Russia Bianca mandavansi molti giovani di raro ingegno in Padova, i quali tornando poscia alla lor patria, vi conducevan seco l’amor delle lettere, e la gentilezza delle maniere, sicchè, com egli afferma, quella provincia cominciava già a rendersi piacevole e mite, e ad esser molto inclinata alla letteratura greca e latina (Epist cl. Viror. Venet. 1568, p. 65). Le Poesie latine di molti Tedeschi per la partenza da Padova di Giorgio Purkirker che ivi avea finiti i suoi studi, stampate nella stessa città nel 1564, ci mostrano che grande era il lor numero \ e di questo concorso abbiamo un’altra pruova presso il Facciolati, il quale narra che l anno stesso trovaronsi in Padova fino a’ 200 Tedeschi che studiavano la giurisprudenza (l. c. p. 17),