Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/176

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LIBRO odio a tutti quelli che 0anno le belle e buone U'tterc, o che le vogliono apparare e sapere E questo anno passato lasciò partir di qua M. Ilo mulo (Àinaseo), il quale era più necessario, che Lettor che ci fosse, ed hallosi lasciato tornila' Bolognesi, che sel conoscono, ed hannolo ben caro, ec. E che questo non fosse zelo sol di parole, ben diello a vedere il Bembo, offrendosi pronto in altra sua lettera a Marco Minio a cedere allo Spagnuolo cento fiorini su que trecento che il Consiglio de Dieci pagavagli ogni anno per l’incarico addossatogli di scriver la Storia della Repubblica ivi, l 5. p. 138). Ma la morte dello Spagnuolo frattanto accaduta (Facciol. l. c p. 274) troncò la contesa (*). Qualche disturbo dovette qyesta università sostenere nel i52~ per le fazionate le risse che si svegliarono fra 1 Bresciani e i Vicentini. Ne troviam menzione nelle Lettere di Lucilio Maggi bresciano, detto Lucilio Filalteo, il quale si duole che la fazione de1 Vicentini fosse sì ardita e sediziosa, che i Bresciani non poteano aver pace (Pìùlalth. Epist. p. 28). Ed egli dovette in fatti sul finir di quell’ anno ritirarsi a Bologna, c fu anche (*) Il sig. aliate L unpillas (Saggio^ par. 2, p. 175) ha qui rilevato con ragione l’equivoco da me preso nel credere Giovanni Mantesdoca morto nell’an 1525, mentre ciò non accadde che nell’an 1532. Per ciò poi che appartiene allo sdegnarsi che egli fa meco, perchè io l’ho chiamato un certo Giovanni Spagnuolo, e alle altre cose ch’ ei dice a questo proposito, io chiederei di gittare troppo inutilmente il tempo, se mi trattenessi a ragionare di tali puerilità ed inezie.